Basilica di San Domenico
La Basilica di San Domenico è una delle più grandi e importanti chiese di Siena. Fu costruita nel Duecento subito dopo l’arrivo dei domenicani nella cittadina toscana ma subì innumerevoli trasformazioni nel corso dei secoli. Si ricordano, ad esempio, le inevitabili modifiche causate dagli incendi del 1443, 1456, 1531 e il terremoto del 1798. L’ultimo intervento di restauro, quantomeno discutibile poichè tolse totalmente le aggiunte di età barocca, fu effettuato tra il 1941 e il 1962.
L’ingresso è posto all’inizio del fianco sinistro. In controfacciata si trova la Cappella delle Volte, luogo in cui Santa Caterina avrebbe compiuto alcuni dei suoi miracoli. In questo ambiente si scorge un affresco del 1375 raffigurante Santa Caterina e una devota di Andrea Vanni, di notevole pregio perché unica raffigurazione esistente con la santa ancora in vita. Tra i dipinti collocati nella cappella si segnala la Canonizzazione di Santa Caterina, splendida tela realizzata da Mattia Preti.
Lungo la parete destra della Basilica si ricorda una pregevole Pietà in legno dipinto e dorato vicina all’ambito di Alberto di Betto (1421). A seguire una Natività della Madonna del 1584, una delle opere più belle dipinte da Alessandro Casolani, e alcune reliquie di Santa Caterina tra cui il dito pollice.
Circa a metà della navata, ecco la Cappella di Santa Caterina fatta costruire per ospitare la testa della Santa Patrona. Il pregevole altare marmoreo fu scolpito da Giovanni di Stefano nel 1469 e la preziosa reliquia si trova entro l’incavo centrale. Sono mirabili gli affreschi che ricoprono per intero la cappella: dedicati a Santa Caterina, tali pitture murarie furono iniziate dal Sodoma ma concluse da Francesco Vanni a fine Cinquecento.
Oltrepassata la Cappella, la vicina porta immette all’attuale sacrestia. Sull’altare vi è una tela-stendardo di seta raffigurante un’Assunta dipinta ancora dal Sodoma; nel soffitto si scorgono tracce di affreschi forse trecenteschi.
Tornando in chiesa, ancora sulla parete destra, è presente un capolavoro di impronta verrocchiesca eseguito da Francesco di Giorgio Martini raffigurante un’ Adorazione dei pastori (1485-1490 ca.); la lunetta è dipinta da Matteo di Giovanni mentre la predella è attribuita a Bernardino Fungai.
Sulla parete sinistra del corpo centrale si segnala la tela che Francesco Vanni dipinse nel 1600 raffigurante San Giacinto che salva da un incendio una statua della Madonna e l’ostensorio eucaristico.
L’amplissimo transetto, che con la navata centrale dà alla chiesa la tipica forma a croce egizia, è diviso in tante cappelle. A destra, si segnala la terza cappella contenente una grande tavola dipinta da Matteo di Giovanni.
L’altare maggiore, opera contemporanea progettata da Arturo Jacchia, è abbellita da due Angeli reggicandelabro in marmo scolpiti da Benedetto da Maiano nel 1475-1480.
Nella quinta cappella troviamo una delle più belle opere dipinte a Siena nel Duecento: la Maestà (restaurata recentemente) di Guido da Siena, artista attivo tra il 1260 e il 1280. I volti della Madonna e del Bambino sono stati però ridipinti da un pittore prossimo allo stile di Duccio di Buonisegna. Sulle pareti laterali della cappella si trovano due tavole di fine Quattrocento di alta qualità: una Madonna col Bambino e santi, opera di Benvenuto di Giovanni, e Santa Barbara in trono fra le sante Maria Maddalena e Caterina, capolavoro assoluto di Matteo di Giovanni. Di gran pregio anche l’Adorazione dei Magi che lo stesso Matteo di Giovanni dipinse nella soprastante lunetta.
Le vetrate della Basilica sono opere di alcuni protagonisti dell’arte contemporanea italiana. Quelle lungo la parete destra si devono a Bruno Saetti e Domenico Cantatore; quelle di sinistra sono opere di Fabrizio Clerici e Giorgio Quaroni ; il fondo dell’abside, invece, si deve a Bruno Cassinari.
Da una scalinata posta ai piedi della tavola di Francesco di Giorgio Martini o dalla fiancata sinistra della chiesa, si accede alla cripta. Costruita in laterizi nel Trecento, è divisa in tre navate. Questo ambiente fu abbandonato per parecchi secoli prima di essere restaurato e riconsacrato nel 1935.
Le opere indubbiamente più importanti qui conservate sono il Crocifisso, dipinto intorno al 1450-1460 dal senese Sano di Pietro, e una Crocifissione del 1600 nella zona dell’abside sinistra, firmata da Ventura Salimbeni.