Domenico Beccafumi
Domenico Beccafumi, grande pittore e scultore senese del Cinquecento, nacque a Montaperti nel 1484 circa. Secondo quanto attesta il Vasari, la sua educazione artistica avvenne a Siena col Perugino di cui ammirò profondamente la Crocifissione collocata nella chiesa di Sant’Agostino. Intorno al 1510 il giovane Domenico si recò a Roma per studiare le travolgenti novità pittoriche che Raffaello e Michelangelo predicavano in quegli anni; in particolare ammirò la volta della Cappella Sistina che il Buonarroti concluse nel 1512.
Alla fine di quello stesso anno, il Beccafumi tornò a Siena e fu incaricato di realizzare delle opere per la Cappella del Manto nell’Ospedale del Santa Maria della Scala: alcuni affreschi – di cui resta solo una lunetta raffigurante l’Incontro di Gioacchino e Anna alla Porta Aurea – e una pala d’altare con la Trinità oggi nella Pinacoteca Nazionale. Il risultato finale fu particolarmente apprezzato visto che già nel 1516 poteva permettersi l’acquisto di una casa nell’attuale via Tito Sarrocchi.
Al 1518 si datano gli affreschi per quello splendido gioiello che è l’Oratorio di San Bernardino, in cui i lavori del Beccafumi si sommano a quelli del Sodoma e di Girolamo del Pacchia. Uno dei suoi primi capolavori realizzato in quegli anni è indubbiamente la tavola con le Stimmate di Santa Caterina, con rimandi alla pittura fiorentina di primo Cinquecento.
Un secondo viaggio verso Roma nel 1520 è molto probabile considerando che il Pavimento del Duomo di Siena, una delle sue più prestigiose commissioni, risente dell’influsso delle Logge di Raffaello. Intorno al 1523 per la chiesa di San Martino a Siena, dipinse una Natività che secondo il Vasari superava persino la pittura del Sodoma. Nel 1529 la sua fervida attività artistica raggiunse dei vertici di qualità clamorosi negli affreschi della Sala del Concistoro presso il Palazzo Pubblico: in quel caso realizzò degli scorci prospettici che giustificano la definizione di “Correggio dell’Italia Inferiore” che nel Settecento l’abate Luigi Lanzi coniò per l’artista senese.
Verso il 1536 si spostò a Genova per lavorare sotto il principe Doria che lo volle fortemente per prendere parte alle decorazione del suo Palazzo; purtroppo i lavori di quegli anni sono pressocchè illeggibili.
Tornato a Siena, dopo aver soggiornato anche a Pisa, tra le opere degli anni quaranta si ricorda l’Annunciazione della chiesa di San Martino a Sarteano (1546 circa), l’ultimo grande dipinto “pubblico” che il Beccafumi realizzò.
Durante questa tarda attività si colloca la sua più famosa opera di scultura rappresentata dagli otto Angeli in bronzo addossati alle colonne della navata centrale del Duomo di Siena.
Ammirato da Giorgio Vasari che metteva in risalto il suo carattere schivo e riservato, Domenico Beccafumi morì a Siena nel 1551.