Duccio di Buoninsegna
Duccio di Buoninsegna nasce a Siena poco oltre la metà del Duecento, intorno al 1255. I primi documenti relativi al grande pittore senese risalgono al 1278 e si riferiscono al pagamento di 40 soldi per la pittura di dodici casse, destinate a contenere documenti dell’Ufficio della Biccherna del Comune di Siena, e copertine di libri contabili.
La Madonna Gualino, dipinta intorno al 1280-1283 ed oggi conservata alla Galleria Sabauda di Torino, è la prima opera di Duccio giunta fino ai nostri giorni. Attribuita in passato al pittore Cimabue (quasi certamente suo maestro nei primi anni di attività), l’opera presenta tuttavia elementi nuovi: una ricchezza cromatica con colori che si discostano dal repertorio fiorentino, la forma del naso del bambino ed il suo volto più dolce e fanciullesco, la veste bizantineggiante di Maria.
Alla sua produzione giovanile appartengono la Madonna di Crevole, attualmente esposta al Museo dell’Opera del Duomo di Siena, ed alcune pitture a secco, oggi molto rovinate, che si trovano nella Cappella Bardi (un tempo intitolata a san Gregorio Magno) nella Chiesa di Santa Maria Novella a Firenze.
Nel 1285 viene commissionata a Duccio la Madonna Rucellai, dalla Compagnia dei Laudesi, oggi conservata alla Galleria degli Uffizi. L’opera si ispira alla Maestà del Louvre di Cimabue, dipinta pochi anni prima. Appaiono però elementi e motivi decorativi di origine gotica, maggiore aristocraticità e raffinatezza, con un contenuto umano più dolce.
Nel 1311 Duccio porta a termine il suo capolavoro, l’impresa più grande e maestosa, una delle opere più significative dell’arte italiana, la Maestà del Duomo di Siena, oggi custodita al Museo dell’Opera metropolitana del Duomo. L’opera fu trasportata in Duomo dalla bottega di Duccio con una processione, con a capo il vescovo e le massime autorità cittadine, mentre il popolo cantava ed elargiva elemosine.
La grande tavola rappresenta sul lato principale, quello originariamente rivolto ai fedeli, una monumentale Madonna in trono con Bambino, circondata da angeli e santi su fondo oro. Nel retro, diviso in 26 scomparti, vi sono rappresentati gi episodi della Passione di Cristo. In origine era presente anche una predella nella parte sottostante della pala. Le vesti presentano panneggi voluminosi, i chiaroscuri sono studiati in profondità, i dettagli e le decorazioni sono influssi provenienti dal gotico francese, il tutto connesso ad elementi di matrice fiorentina.
Duccio di Buoninsegna muore nel 1318-1319. Un documento firmato dai figli, che rinunciano all’eredità paterna, lo darebbe ancora in vita nel 1319. Alla sua morte, Duccio lascia la moglie Taviana e sette figli (due dei quali divengono pittori).
Duccio riesce a fondere nella sua arte la componente bizantina alla lezione di Cimabue (suo maestro), aggiungendo una raffinatissima gamma cromatica, una linea morbida ed un’eleganza transalpina.