Palazzetto Rosso: intervista a Leonardo Ligabue
Il settore alberghiero negli ultimi anni è stato oggetto di una costante evoluzione. Se nella camera d’albergo le innovazioni si sono affermate molto lentamente nei boutique hotel vi è stata una maggiore sperimentazione. Qual’ è stata l’dea centrale attorno a cui è ruotato tale progetto e come è avvenuto l’ incontro con i committenti?
Per ben inquadrare l’intervento occorre fare una premessa. L’edificio era di proprietà della società immobiliare Sansedoni Siena SpA, che attraverso un proprio progetto di valorizzazione dell’immobile e tramite la sua rete di vendita è entrata in contatto con gli acquirenti: i signori Touber già proprietari di importanti strutture alberghiere in Francia. Una volta conclusa la vendita, la stessa società immobiliare Sansedoni, (la quale ha mantenuto il ruolo gestionale dell’operazione), ha contattato il team di professionisti che poi ha seguito in maniera concreta la progettazione e la direzione dei lavori.
In particolare è stata incaricata la società di ingegneria General Planning con sede a Milano, con cui collaboro ormai da più di dieci anni, la quale mi ha poi delegato operativamente sia sul progetto che sul cantiere. Durante i lavori è poi nata un ottimo rapporto con i committenti, che hanno seguito e partecipato attivamente a tutte le fasi realizzative e di scelta dei materiali. Un restauro durato 14 mesi: un periodo intenso in cui si sono intrecciate sapienti competenze e conoscenze.
A questo proposito colgo l’ occasione per ricordare tutti gli artefici del progetto:
Sansedoni Siena:
Progetto e project management: Arch. Claudia Pepi;
Direzione di progetto : Ing. Enrico Piermattei;
General Planning:
Progetto e direzione lavori: Arch. Leonardo Ligabue;
Coordinamento generale e impianti: Ing. Stefania Gennari – Ing. Luca Dagrada.
Posso affermare che fin dalle fasi iniziali si è creata una solida collaborazione fra le diverse parti coinvolte le quali hanno contribuito alla realizzazione di un progetto di alto valore storico-culturale.
In che stato era l’edificio prima dei lavori, quali sono le caratteristiche originali della struttura che più sono state evidenziate e valorizzate nel progetto di riqualificazione?
Nel corso del tempo l’edifico o parte di esso è stato utilizzato per diverse finalità, possiamo dire che il Palazzetto Rosso ha racchiuso in sé racconti e molteplici vite. Partendo dalla storia più recente del XX secolo l’edificio da casa privata dell’antiquario Giuseppe Mazzoni si e’ trasformato negli anni ‘50 in una struttura ricettiva (una sorta di locanda) che ai piani superiori ospitava grandi camere e bagni comuni. Successivamente dagli anni ‘70 la parte inferiore dell’ edificio, che attualmente ospita la sala colazioni dell’ hotel, era adibita a ristorante.
La storia recente (che possiamo condensare negli ultimi 5 anni) è una storia di abbandono avvenuta a seguito della chiusura dello stesso ristorante circa 6 anni fa. Quando siamo intervenuti, dunque, le condizioni dell’edificio non erano delle migliori, anche se dal punto di vista funzionale delle strutture non si evidenziavano particolari problemi.
Dopo ricerche e attenti studi siamo convenuti che la parte originale del palazzo era quella bassa della facciata, risalente alla fine del 1200 inizio 1300, come attestato anche da molte pubblicazioni storiche. A questo proposito trovo interessante riferire la descrizione dello storico De Vecchi relativa al pregevole prospetto di questo maestoso palazzo:
“In via dei Rossi, al n. 20 (vecchia numerazione non più corretta) si vede ancora la facciata, molto deturpata, di un altro palazzo di quest’epoca ( riferimento a fine Duecento primi del Trecento ). I bardelloni delle arcate delle porte sono ornati da delicati motivi vegetali e geometrici: il paramento fra le finestre non è a linee parallele, ma i mattoni sono disposti a zig zag, ottenendo un effetto spiccato originalissimo. Le cornici sono in laterizio, ma nella facciata si vedono alcuni beccatelli in pietra per sostegno di tettoie, come nei palazzi più antichi, che costituiscono”.[1]
Relativamente all’ antica disposizione interna del palazzo abbiamo pochissime notizie documentali, ma sicuramente l’edificio ha subito una ristrutturazione di carattere neo-gotico collocabile tra la fine del XIX secolo ed il primo quarto del XX sec., che è giunta fino a noi. E’ anche opportuno ricordare che l’originario palazzo aveva uno sviluppo maggiore, e che pertanto tali ipotesi possono solo essere considerate come una riflessione sulla possibile conformazione originaria dell’edificio.
Le successive analisi delle malte dei paramenti murari dello scalone potranno dare una conferma o meno di quanto fin’ora ipotizzato, anche se ad un primo esame visivo le murature appaiano rimaneggiate da molteplici manutenzioni susseguite nel tempo. Riferendoci all’ interno del palazzo lo scalone centrale, (quasi sicuramente successivo alla prima edificazione) con il pozzo di luce sulla copertura, ci hanno colpito immediatamente per la sublime bellezza e per la forza estetica emanata.
Probabilmente già nei secoli passati si trattava di scale interne che raccordavano le varie stanze.
Lo stesso storico Balestracci nel suo libro Siena nel trecento, assetto urbano e strutture edilizie[2] riporta che a Siena durante il XIV sec. non erano consentite scale esterne alle case e le uniche ammesse erano proprio quelle interne che potevano essere in legno o in muratura; inoltre sempre in tale testo viene ricordato che “nel punto centrale di alcune case si trovava talvolta il Claustrum che rappresentava verosimilmente il fulcro architettonico dell’abitazione, dal momento che, come sembra, le stanze si aprivano intorno ad esso sebbene non era frequentissimo trovarlo nelle abitazioni senesi [3] .
Tali indicazioni possono ipotizzare anche per il nostro palazzo una possibile presenza di un cortile o di un chiostro interno ad esso. Tornando più incisivamente alla parte tecnica posso dire che è stato eseguito un intervento di restauro poco invasivo: principalmente pulizia e protezione delle superfici con successive velature per le parti in mattone faccia-vista.
Anche per la maestosa scala interna è stato deciso di eseguire solamente un restauro superficiale, mantenendo i gradini consumati come segno tangibile del vissuto dell’edificio. Le parti storiche, così riportate a nuova vita, sono tornate protagoniste degli spazi, pronte ad ospitare i nuovi inserimenti funzionali dell’hotel.
Avete un idea più specifica di quale fosse la destinazione d’uso di tale palazzo nei secolo passati?
Come dicevo precedentemente prima dell’attuale stato, era presente un ristorante e già una destinazione alberghiera, che effettivamente ben si addice alla morfologia dell’immobile.
Non è stato possibile trovare un riscontro diretto della destinazione ad albergo antico dell’immobile, ma dalla tavola degli alberghi allegata al testo Siena nel trecento, assetto urbano e strutture edilizie è possibile vedere che la collocazione di tale palazzo risulta compresa nella zona a maggiore concentrazione di attività ricettive; per altro il terzo di Camollia, come ricordato dalla tabella 1 del volume di M. Tuliani,Osti, Avventori e Malandrini a pag. 75[4], nel 1288 aveva il più alto numero di albergatori iscritti all’Arte. Ovviamente, con i pochi dati a disposizione, non è possibile dire che l’immobile sia sempre stato vocato alla recettività, ma riteniamo che sia possibile affermare che tale destinazione d’uso sia consona all’edificio e rappresenti un corretto riutilizzo degli spazi.
L’edificio quali sfide presentava e quali soluzioni state sono state adottate?
Oltre alla necessità di operare dei restauri su parti delicate, la principale necessità è stata quella di riuscire a far convivere l’architettura storica con le esigenze impiantistiche di un hotel di alto livello. Occorreva dotare l’albergo di un ascensore, di un sistema di riscaldamento invernale e raffreddamento estivo ed ogni camera di un bagno, senza alterare le murature storiche. Pertanto un lavoro particolarmente attento è stato eseguito per riuscire ad inserire tutti gli elementi impiantistici senza interferire con le strutture.
Per il riscaldamento e raffreddamento dell’hotel è stato realizzato un sistema radiante a pavimento, che consente anche un elevato comfort abitativo, senza essere visibile dall’esterno. I blocchi dei bagni sono stati ricavati in nuovi volumi in cartongesso, ben identificabili, che permettono sempre una chiara lettura dello spazio originale.
Volutamente abbiamo creato solo 9 camere per un soggiorno esclusivo. L’obiettivo era quello di creare un luogo dove si privilegiasse l’alternanza fra trasparenze ( identificabili nelle “scatole” in vetro che racchiudono e accolgono lo space dedicato al bagno) e la solidità delle strutture murarie. Inoltre grazie al recupero delle finestre storiche ( bifore e trifore che si affacciano sulle suggestive vie del centro storico), abbiamo cercato di offrire agli ospiti la possibilità di vivere una dimensione esclusiva cogliendo da ciascuna finestra di ciascuna camera un scorcio di Siena unico ed indimenticabile.
Nella fase di realizzazione delle suites e degli spazi comuni ha trovato ispirazione dai desideri dei proprietari o piuttosto si è lasciato influenzare dal contesto architettonico/ambientale preesistente?
Come accennato in precedenza, il rapporto con i proprietari è stato fantastico e molto costruttivo. Tutte le scelte dei materiali e dei colori sono state una costante miscela tra le richieste e le indicazioni della proprietà e la necessità di trovare un giusto equilibrio con il contesto architettonico.
Inoltre l’inserimento di opere d’arte in senso lato dalle fotografie, ai quadri d’autore ai libri di architettura alle lampade di design hanno arricchito e fortemente caratterizzato ciascun spazio. A mio avviso, il contrasto fra gli antichi inserti scultorei incastonati nelle varie aree del palazzo e la presenza di oggetti contemporanei dal design ricercato ha dato davvero vita ad un’unione fra passato e presente creando un’atmosfera dal sapore alchemico.
Entrando in ciascuna delle camere, è evidente il forte gioco di contrasto fra la struttura e l’inserimento di elementi fortemente contemporanei come i mobili o i bathrooms che si innestano nello spazio come scatole o scrigni preziosi. A questo proposito la scelta dei colori e dei materiali com’e avvenuta?
Il contrasto tra la parte architettonica storica e le porzioni di nuova costruzione è volutamente molto forte. I bagni sono sempre ben identificabili in volumi che non alterano la percezione e la lettura degli spazi monumentali; inoltre le numerose trasparenze delle pareti dei bagni permettono di creare una sequenza spaziale che indirizza gli sguardi sulle aperture esterne. I materiali ed i colori derivano dalle precise idee dei committenti. L’arredamento è stato curato, in maniera pressoché integrale, direttamente dalla proprietà, che ha anche operato le scelte legate alle opere d’arte presenti.
In che modo l’interior design riflette la destinazione e il carattere della struttura?
In generale i materiali, i colori, gli arredi e le opere d’arte contribuiscono a creare un edificio dal carattere elegante e raffinato, destinato ad una clientela colta, che possa saper apprezzare questo “lusso” discreto.
Il designer e architetto Ron Arad sostiene che oggi un cliente in un hotel non cerca più l’ atmosfera domestica della propria casa ma vuole vivere un’esperienza sensoriale, straordinaria e indimenticabile: un hotel concepito come un luogo dove si sprigionano esperienze sensoriali mutevoli e sempre nuove. Lei condivide questa opinione?
Sicuramente condivido questa opinione. Oggi sempre più la clientela negli hotel vuole vivere un’esperienza fuori dal comune. In particolar modo i frammenti storici di un edificio come il Palazzetto rosso possono davvero incontrare il gusto contemporaneo, in un progetto ‘elegantemente silenzioso’, che riesce a far emergere la fisicità della natura architettonica, rispettare le tracce del passato, assecondare le esigenze e i desideri dei viaggiatori contemporanei.
COURTESY PALAZZETTO ROSSO
[1] De Vecchi V., L’Architettura Gotica Civile Senese, in B.S.S.P. v. LVI , Siena 1949, p. 48
[2] Balestracci D., Piccinni G., Siena nel trecento, assetto urbano e strutture edilizie, edizioni clusf, Firenze 1977, pag. 89
[3] Ibidem.
[4] 11 Tuliani M., Osti, Avventori e Malandrini, Alberghi, locande e taverne a Siena e nel suo contado tra Tre e Quattrocento, Protagon Editori Toscani, Siena, p. 75
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